Ercole e le sue fatiche rivivono grazie all'affetto di Bresciache con una inedita mostra torna alle origini per rendere omaggio al suo leggendario fondatore...
Ercole (in greco ‘colui che è reso celebre da Hera'), figlio di Zeus e Alcmena, è uno dei personaggi più celebri della mitologia classica. Ricordato da innumerevoli fonti, il suo mito si diffuse nel mondo greco e poi in quello romano grazie alla fama delle "dodici fatiche" che l'Eroe dovette affrontare per riscattarsi dalla colpa di aver ucciso i propri figli in un momento d'ira, suscitatogli appunto da Hera. Nell'età più antica Ercole è armato di elmo, corazza, spada, arco, clava, coperto a volte dalla pelle del leone di Nemea (leonté). Nelle "dodici fatiche" - canonizzate nel V sec. a.C. - è rappresentato bambino, giovinetto, uomo adulto o al limite della vecchiaia; le sue gesta sono gloriose, laboriose, comiche. Ogni epoca riconosce nella figura dell'Eroe la fatica di vivere, ma nello stesso tempo ne ammira le virtù, prima su tutte la forza d'animo e del corpo.
La figura di Ercole domina ad Atene all'inizio del VI sec. a.C., quando le sue gesta compaiono sui frontoni dell'Acropoli che lo ritraggono mentre lotta contro l'Idra e combatte Tifone, a rammentare la supremazia marittima della città sull'Egeo. Poi, alla fine del IV sec. a.C., Lisippo fisserà nuovi canoni, rappresentando l'Eroe "in riposo", cioè seduto o appoggiato alla clava, dopo aver compiuto le "dodici fatiche". Se per il mondo greco Ercole impersona l'ideale aristocratico, sin dall'età romana repubblicana l'Eroe è l'ideale al quale aspirano i protagonisti delle vicende storiche, attribuendosi discendenze mitiche, mentre gli imperatori di Roma si riconoscono in lui per le virtù dell'Eroe invincibile. La fortuna iconografica delle "dodici fatiche" è documentata dalle riproduzioni su sarcofagi, terrecotte architettoniche, statue, vasellame prezioso, affreschi, mosaici e molti altri materiali.
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