giovedì 10 marzo 2011

Italia divisa ma la solidarietà può unire.

Così i giovani stranieri vedono il paese


L'Italia è sì una sola nazione da 150 anni, ma resta nettamente separata tra nord e sud. E' questa la percezione della stragrande maggioranza degli studenti stranieri secondo un'indagine Intercultura tra i partecipanti ai programmi di scambio in Italia.


Il 74% di loro è a conoscenza delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il 54% conosce “Fratelli d’Italia” e il 30% identifica per antonomasia Giuseppe Garibaldi con il nostro Risorgimento. E’ l’esercito di studenti stranieri dai 16 ai 18 anni, accolti gratuitamente da una famiglia italiana, che studiano nel nostro Paese grazie ad Intercultura, onlus che dal 1955 promuove i programmi di studio all’estero inoltre 60 Paesi in tutto il mondo. Quest’anno, ospiti nei 135 Centri Locali gestiti dai 4.000 volontari dell’Associazione, sono quasi 800 ragazzi (per i programmi annuali, semestrali, trimestrali ed estivi) di cui 418 per tutto un anno. Un novantina circa di loro1 ha risposto negli scorsi giorni a un questionario sulla loro esperienza di studio e di vita in Italia.


tricolore vivente

Il 74% di loro, dunque, sa dell’appuntamento del 17 marzo, a fronte di un 26% che lo ignorava. Centrale è stato il ruolo della loro famiglia che li sta accogliendo gratuitamente nella propria casa e che li ha informati nel 39% dei casi, mentre il 26% di loro ne è venuto a conoscenza grazie ai mezzi d’informazione (soprattutto giornali e tv) e il 10% dalla scuola.

“Questo dato è la conferma – spiega Raffaele Pirola, responsabile della comunicazione di Intercultura – del ruolo centrale che la famiglia ospitante riveste nella formazione di questi ragazzi. Gli studenti che partecipano a un programma di Intercultura vengono sì nel nostro Paese per studiare in una scuola italiana, ma anche e soprattutto per vivere un’esperienza a 360° all’interno di un nucleo familiare che li accoglie a braccia aperte come se fossero dei veri e propri figli. Alle famiglie che selezioniamo per questa esperienza affidiamo l’importante compito di guidare questi giovani a compiere i loro primi passi nella conoscenza del nostro Paese e della nostra cultura. Attraverso un processo graduale che noi chiamiamo appunto scambio interculturale arriveranno a confrontare non solo usi e costumi diversi, ma anche a esplorare le abitudini e i comportamenti che più incidono nelle differenze interculturali.”

L’EROE DEL RISORGIMENTO? GARIBALDI … MA ANCHE FALCONE: Interrogati su chi secondo loro è l’eroe del Risorgimento, quasi uno studente su tre (il 30%) indica Giuseppe Garibaldi, perché è l’eroe dei due mondi (Fosca, adolescente boliviana residente per quest’anno ad Ivrea, scrive “Apprezzo particolarmente Garibaldi perché ha contribuito anche all’indipendenza della Bolivia”). Il 3,5% dei ragazzi vota invece per Giuseppe Mazzini (“E’ stato lui a colpirmi di più con le sue idee repubblicane e per tutta la volontà che ha mostrato nel cambiare le cose” afferma Marina, dalla Francia a Benevento), mentre il 2,5% ricorda Cavour o Vittorio Emanuele II, nome emerso probabilmente in relazione alla data del 17 marzo. In questa speciale classifica non mancano poi personaggi eminenti del … Rinascimento (Leonardo, Machiavelli, Brunelleschi, Michelangelo) e c’è chi cita anche il giudice Falcone che, effettivamente, molto ha fatto per il risorgimento in senso lato della società civile italiana.

Per passare a un altro importante elemento della nostra nazione, ben il 54% degli studenti conosce l’inno di Mameli (ne sarà particolarmente felice il Presidente Napolitano) e sa citarne almeno la prima strofa!

ITALIANI: UNITI SÌ … MA SEPARATI IN CASA: L’Italia è sì una sola nazione da 150 anni, ma resta nettamente separata tra nord e sud. Questa è la percezione della stragrande maggioranza (ben il 76,5%) degli studenti stranieri che stanno trascorrendo un anno di vita nostro Paese con Intercultura, come Marco -dal Costarica a Bari-: “Ci sono delle grandi differenze fra l'uno e l'altro; è come se fossero due Paesi diversi”. La differenza è talmente marcata che ben uno su quattro di questi studenti (75%) dice di sentirsi un cittadino del Nord, del Centro o del Sud (a seconda di dove abitano). Solo il 24% afferma invece di considerarsi un cittadino italiano (da sottolineare che la maggior parte, il 75%, risiede in una città del Nord).

Eppure, se interrogati sugli elementi di maggior separazione percepiti, i ragazzi sono capaci di far emergere solo quelli solo più scontati. Le differenze tra settentrione e meridione si cristallizzano nei soliti luoghi comuni: i ritmi frenetici e la freddezza, il lavoro e la ricchezza concentrati al nord messi in antitesi alla tranquillità e al calore delle persone del sud la netta differenza di clima, di cibo e soprattutto dei dialetti.

Sanno andare oltre l’ovvio, invece, quando riflettono sull’Italia come un’unica nazione. La celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia getta un fascio di luce sull’identità unica del nostro Paese che questi studenti stranieri ci riconoscono e ci invitano ad osservare, come scrive da Parma Dunja, studentessa diciassettenne dalla Bosnia Herzegovina, Paese dilaniato dalla guerra etnica: “Il fatto che siano uniti da 150 anni già dice molto. La lingua è ufficiale dappertutto, anche se esistono i dialetti. Non ho ancora visto il sud, ma penso che l'Italia non possa essere considerata come divisa in due parti. Tutte le caratteristiche tipiche di nord o di sud fanno parte di questo Paese e lo anche rendono più ricco. Anche il mio Paese è pieno delle diversità, ma quando uno le riconosce e le rispetta, la vita insieme è bellissima.”

Interrogati sugli elementi di unione i ragazzi ci sorprendono perché sanno indicare non solo quelli scontati (la passione per il calcio, il patrimonio artistico e culturale, la lingua, l’amore per il cibo) ma anche e soprattutto i buoni sentimenti che scaturiscono dal cuore degli italiani, come il forte senso della famiglia e la solidarietà.

TRA STEREOTIPI E SCOPERTE CON GLI OCCHI DI UNO STUDENTE STRANIERO: Credevano di trovare la mafia e invece hanno scoperto Roberto Saviano. Giunti in Italia grazie a un programma di Intercultura con una valigia piena anche di pregiudizi sugli aspetti negativi della nostra nazione che identificavano con la mafia, la criminalità, il rumore, la sporcizia, il razzismo, la disorganizzazione, la superficialità, il maschilismo, gli studenti stranieri si rendono ora conto che l’Italia non è solo così, per fortuna.

Dopo i loro primi 5-6 mesi in Italia, gli studenti dimostrano di essere in grado di elaborare una propria personale percezione del nostro Paese che viene identificato, in particolar modo, con l’universo familiare che li ospita in tutta la sua solarità. Il Belpaese fa rima adesso con la parola casa, gli abbracci, la ritualità del mangiare la pasta e la pizza tutti in compagnia.

Crescere insieme con i volontari e le famiglie significa per questi ragazzi andare oltre i programmi di studio. Se quindi, alla domanda sul loro scrittore italiano preferito, la maggior parte risponde Dante (39%), Manzoni (7%) o Boccaccio, uno su cinque ci stupisce citando da Saviano a Umberto Eco, intellettuali di riferimento della società civile, da Baricco e la sua prosa impeccabile a capisaldi della nostra letteratura contemporanea come Pirandello e Silone. Ben venga, poi, in un Paese dove meno della metà della popolazione legge almeno un libro all’anno (il 45,1% secondo i dati Istat), questi giovani ragazzi di tutto il mondo trovino sul comodino dei loro genitori o dei fratelli ospitanti anche i romanzi di scrittori più commerciali come Severgnini, Faletti, Fabio Volo: saranno comunque ambasciatori della nostra cultura all’estero. E porteranno con sé la poesia di autori da loro amatissimi come Roberto Benigni e Fabrizio De André, giustamente inseriti nell’olimpo della nostra letteratura.

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