Oggi è la "giornata della collera"
Dopo gli scontri di mercoledì, in Libia è la "giornata della collera", con proteste di piazza che prendono spunto dalle rivolte in Tunisia ed Egitto. Durante la notte a Bengasi sono proseguiti gli scontri, con arresti, feriti e, secondo informazioni non confermate ufficialmente, anche due morti, anche se alcune Ong parlano di quattro. Gli Usa hanno chiesto a Tripoli di "ascoltare la popolazione e andare incontro alle sue aspirazioni".
La tensione resta alta in tutto il Paese, soprattutto a Bengasi, città dell'Est teatro, il 17 febbraio 1996 del massacro di centinaia di oppositori nel carcere di Abu Selim: secondo Human Rights Watch, furono almeno 1.200 i prigionieri uccisi dalle forze dell'ordine, in circostanze ancora poco chiare. Nella città si sono susseguiti per tutta la giornata di mercoledì violenti scontri tra manifestanti (tra loro anche i familiari delle vittime della strage del '96) e forze di sicurezza, che per disperdere la folla ha fatto ricorso a gas lacrimogeni e ha quindi caricato i dimostranti. Gli scontri avrebbero causato, secondo alcune fonti, la morte di due persone, che sarebbero addirittura quattro secondo quanto denunciato da siti d'opposizioni e ong libiche e ben 13, uccise da cecchini appostati sui tetti, stando all'organizzazione libica Human Right Solidarity, con sede a Ginevra. . A Baida, a Est di Bengasi, la polizia ha intanto eseguito diversi arresti tra i giovani considerati gli organizzatori della protesta.
Le pressioni americane
"I paesi della regione stanno affrontando le medesime difficoltà in materia di demografia, aspirazioni popolari e bisogno di riforme", ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato americano, Philip Crowley. "Incoraggiamo questi paesi a prendere delle misure specifiche che rispondano alle aspirazioni, ai bisogni e alle speranze del loro popolo. La Libia rientra senza alcun dubbio in questa categoria", ha aggiunto il diplomatico statunitense. Crowley ha evitato di rispondere esplicitamente a chi gli chiedeva se non ritenesse Muammar Gheddafi "un dittatore". Ma il suo pensiero è emerso con chiarezza: "Non credo che sia arrivato al potere democraticamente", ha detto.
Governo contro manifestanti
Intanto, sono arrivate le prime dichiarazioni ufficiali del governo libico sulle manifestazioni: "Non permetteremo a un gruppo di persone di andare in giro di notte e di giocare con la sicurezza della Libia" riporta la Bbc online.
Arrestato uno scrittore
Lo scrittore libico Idris al-Mesmari sarebbe stato arrestato, dopo un'intervista rilasciata ad al-Jazeera. Lo riportano alcune fonti a Tripoli e Londra al servizio arabo della Bbc.
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