lunedì 21 febbraio 2011

"Cultura e amore sono speranza"

Con "Chiamami ancora amore" Roberto Vecchioni ha conquistato pubblico e critica al Festival di Sanremo, riuscendo così a sconfiggere anche i favoriti della vigilia Modà con Emma. Il cantautore spiega a Tgcom perché ha voluto presentare questo brano ("tutto merito di Gianni Morandi") e del suo pensiero sul futuro: "Un popolo senza l'amore per la cultura non va da nessuna parte".

Quando è nata “Chiamami ancora amore”?

In un albergo, di notte lo scorso ottobre. Non avevo carta da scrivere e quindi ho subito messo giù alcune parole ma su un pezzo di tenda. Poi alle quattro ho chiamato una persona per dettargli tutta la canzone. E' stato un istinto, un evento strano.

Cosa voleva comunicare?
Un messaggio di speranza, non parlo di politica né di attualità. Ma è importante che le vecchie generazioni riescano a trasmettere il valore della memoria.

I suoi alunni dell'Università di Pavia come hanno accolto la sua partecipazione al Festival?
Sono entusiasti mi hanno riempito di sms di complimenti! A loro non l'avevo fatta ascoltare la canzone ma solo raccontata. Poi mi hanno confessato che era esattamente come se la immaginavano. Sono studenti particolari un po' come il film “L'attimo Fuggente”, salgono anche sopra i banchi (ride, ndr).

Nel nuovo album canta la morte in “Mi porterò” e “La casa delle farfalle”, come mai?
Nel primo brano gioco con la morte, immaginando le cose più care che vorrei portare nell'aldilà mentre nella seconda canzone si canta di un soldato che prima di morire pensa al suo passato e alla sua infanzia, alla madre. Non parlo di questi temi con accezione negativa, ansi. Non deve far paura cantare o parlare di morte.

Chi o cosa vorrebbe portarsi nell'aldilà?
L'amore di mia moglie.

Ha ricevuto critiche per aver partecipato a Sanremo?
Molte ma è sbagliato pensare che la canzone d'autore non possa e non debba diventare accessibile a tutti.

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